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La manutenzione delle infrastrutture tra le priorità del G20

Un impegno cruciale per rendere le infrastrutture più affidabili e resilienti

3 Settembre 2021

La manutenzione delle infrastrutture tra le priorità del G20

Un tema inaspettato all’incontro ministeriale del Finance Track G20 di luglio

L’incontro dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali del G20 a Venezia ha raggiunto, tra gli altri, un risultato molto significativo: l’approvazione della “Agenda G20 sulle politiche di manutenzione delle infrastrutture”. Per quanto sia di vitale importanza, purtroppo, la manutenzione delle infrastrutture viene tendenzialmente dimenticata quando funziona bene, mentre ritorna prepotentemente alla ribalta quando capitano guasti o disastri. In questo senso, la Presidenza Italiana del G20 ha aperto un filone innovativo di lavoro includendo la manutenzione delle infrastrutture tra le priorità del foro nel 2021. In realtà, la “G20 Policy Agenda on Infrastructure Maintenance” abbraccia l’idea che la manutenzione vada oltre “l’ampia gamma di attività volte a mantenere l’infrastruttura/beni in condizioni funzionali”. In sintesi, l’Agenda invita ad un cambio di prospettiva: considerare la spesa per la manutenzione delle infrastrutture non solo come il costo della conservazione in buono stato delle strutture, ma piuttosto come un investimento che può assicurare importanti benefici sia nel breve che nel lungo periodo.

La manutenzione come leva per far crescere benessere e prosperità

Il rapporto del Gruppo Banca Mondiale “Well Maintained: Economic Benefits from more Reliable and Resilient Infrastructure”, documenta in modo efficace come una manutenzione tempestiva e di qualità sia in grado di accrescere la prosperità, favorendo crescita e benessere delle persone, delle imprese e dei sistemi economici nel loro complesso. Stimando i costi diretti imposti alle imprese, in Paesi a medio-basso reddito, le perdite di fatturato dovute all’interruzione di corrente ammontano a 82 miliardi di dollari l’anno; il malfunzionamento delle infrastrutture di approvvigionamento idrico grava per circa 6 miliardi di dollari l’anno; mentre i costi per interruzione o inagibilità dei trasporti ammontano a circa 107 miliardi di dollari l’anno. Queste stime non comprendono i costi indiretti, come la perdita di competitività e la ridotta capacità di attrarre investimenti. Sebbene distinguere e misurare l’impatto delle molteplici cause di malfunzionamento (disastri naturali, obsolescenza, cattiva gestione, ecc.) rimanga una sfida, diversi studi confermano che investire in una maggiore resilienza delle infrastrutture è efficace in termini di costi/benefici. Una di queste analisi stima che per ogni dollaro speso per rendere le infrastrutture più resilienti vi è un ritorno maggiore di 1 dollaro (con benefici crescenti se lo scenario include i danni del cambiamento climatico).

La manutenzione delle infrastrutture è una condizione necessaria alla loro resilienza

Il report OECD “Building Resilience – New Strategies for Strengthening Infrastructure Resilience and Maintenance”, illustra invece come i sistemi infrastrutturali siano sempre più esposte ad una molteplicità di sfide vecchie e nuove. Gli eventi metereologici estremi che si verificano con maggiore frequenza sono una preoccupazione crescente (nubifragi, inondazioni, terremoti e altre calamità naturali sono responsabili per una quota dal 10 al 70% di tutte le interruzioni, a seconda del Paese e del settore), ma vanno affrontate anche la negligenza nella manutenzione passata, la mancanza di preparazione al rischio, o l’inadeguatezza di strutture desuete sottoposte allo stress di volumi di utilizzo molto accresciuti. Inoltre, differenti modelli di domanda e catene di approvvigionamento a crescente complessità stanno rendendo i sistemi infrastrutturali sempre più interdipendenti (e.g. la digitalizzazione e la de-carbonizzazione stanno aumentando la dipendenza dall’economia delle reti di telecomunicazione e di elettricità).

Varie iniziative promettenti sono in corso

Insieme alla già menzionata agenda di politiche e ai due rapporti annessi, i membri del G20 e i Paesi osservatori hanno raccolto e condiviso varie iniziative concrete per le quali hanno ottenuto benefici a livello progettuale (efficienza in termini di costi, prolungamento della vita dell’opera), o impatti positivi sull’ambiente e sul sistema economico nel suo complesso.

Qui sotto alcuni dei 45 casi di studio illustrati nell’“Annex of Infrastructure Maintenance Case Studies:

  • Con il Seoul Infrastructure Next 100-Year Project, il governo della metropoli coreana ha elaborato un piano che combina un costante monitoraggio, l’impiego di tecnologie avanzate e un piano d’investimento a medio/lungo termine per ridurre i costi di manutenzione lungo il ciclo di vita delle strutture ed estenderne la durata in sicurezza.
  • Avviata in Giappone nel 2013, la National Strategy for Life Extension of Infrastructure adotta soluzioni di manutenzione innovative applicate a infrastrutture esistenti, quali strade, gallerie, strutture di gestione dei corsi d’acqua. I benefici includono maggiore durata, efficienza, sicurezza e resilienza.
  • In Turchia, attraverso il progetto the Istanbul Seismic Risk Mitigation and Emergency Preparedness (ISMEP) Project, sono stati ristrutturati o ricostruiti 1.400 edifici pubblici (strutture sanitarie, edifici educativi, edifici pubblici ecc.)per renderli più resilienti ai disastri.
  • Con la recente iniziativa Energy Efficient School Maintenance Systems la Russia punta a ottenere fino al 70% di riduzione del consumo energetico nel funzionamento dell’illuminazione e del riscaldamento delle scuole, grazie a varie misure come sensori dipendenti dal meteo, e la digitalizzazione e automazione dei sistemi ingegneristici.
  • Nei Paesi Bassi, l’iniziativa di Procurement of Innovative Circular and Modular Bridges documenta l’impegno del Paese per la riduzione delle emissioni di CO2 e l’utilizzo efficiente dei materiali. Un’iniziativa mirata alla sostenibilità nei trasporti anche attraverso la formazione e la promozione dell’innovazione delle piccole imprese.

Genova, simbolo della mobilitazione italiana per dare priorità alla manutenzione

In Italia, la progressiva obsolescenza delle infrastrutture, unita alla sua particolare complessità morfologica e vulnerabilità ai disastri naturali, hanno stimolato diversi recenti interventi per migliorare la sicurezza e la qualità del sistema infrastrutturale nazionale. Il tragico crollo del ponte Morandi, che colpì Genova nel 2018, ha dato nuovo slancio alla mobilitazione del nostro Paese a tutti i livelli. La ricostruzione dello stesso ponte (ora) “San Giorgio” è diventata il simbolo della determinazione del Paese a prendersi migliore cura del patrimonio infrastrutturale. Esso non solo è stato ricostruito a tempo di record (anche grazie al coinvolgimento della stessa cittadinanza), ma è stato disegnato adottando le tecnologie più avanzate per aumentarne la resilienza, la sostenibilità e l’efficienza in termini di costi di funzionamento e manutenzione.

Per questo motivo è particolarmente significativo che Genova ospiterà il sesto ed ultimo incontro – sotto Presidenza Italiana – del G20 Infrastructure Working Group (IWG), unitamente ad una G20 High-Level Conference on Local Infrastructure Investment [https://www.iai.it/en/eventi/g20-high-level-conference-local-infrastructure-investment] che si terrà il 27 settembre. La conferenza, che sarà aperta dal Ministro delle Finanze, Daniele Franco, sarà un’occasione per ascoltare i rappresentanti delle amministrazioni locali (sindaci e governatori) e di altre organizzazioni che supportano gli investimenti infrastrutturali a livello locale. Un’altra novità G20, introdotta dalla Presidenza Italiana, attraverso un ciclo di incontri che ha riconosciuto (invitandoli a prender parte ai dibattiti) il ruolo cruciale degli enti locali e sub-nazionali nella pianificazione, nel finanziamento, nella gestione e nella manutenzione delle infrastrutture di qualità.

Come rendere prioritaria e sistematica l’attenzione alla manutenzione?

Sotto la Presidenza italiana del G20, il gruppo di lavoro sulle infrastrutture ha compiuto uno sforzo notevole per spiegare perché e documentare come l’attribuzione di priorità (e risorse adeguate) alla manutenzione dell’infrastruttura arrechi benefici significativi a breve e lungo termine. Qui di seguito sono sottolineate tre raccomandazioni:

  • Abbracciare una visione di lungo termine. Il dibattito incentrato sulla manutenzione, così come la maggior parte dei casi si studio analizzati, suggerisce la necessità di un approccio lungimirante alla progettazione e alla manutenzione delle infrastrutture che possa soddisfare le esigenze odierne e, al contempo, preservare le risorse naturali del pianeta anche per le generazioni future.
  • Cambiare la percezione della manutenzione. Non vi sono dubbi sull’opportunità e la convenienza (anche finanziaria) di un’appropriata attività di manutenzione, eppure gli interventi a ciò dedicati rimangono insufficienti e intempestivi. Occorrerebbe una sorta di “re-branding” della manutenzione perché l’importanza vitale di quest’ultima venga riconosciuta e fattivamente affermata. Tale riconoscimento dipende anche dalla disponibilità e accessibilità di dati e informazioni sistematiche sulle infrastrutture esistenti (e.g. posizione, età, stato, rischi, performance).
  • Migliorare il coordinamento tra la pianificazione centrale delle strategie e la gestione locale dei progetti. Nel corso di un workshop tenutosi all’inizio di quest’anno, il sindaco di Freetown ha affermato: “Le città sono molto spesso il livello nel quale si manifestano i problemi, ma non hanno necessariamente il mandato per affrontare le cause ultime degli stessi”(e.g. il sovraccarico, causato della rapida urbanizzazione, su molti sistemi infrastrutturali urbani è solo il sintomo del fenomeno della migrazione dalle campagne). Definire il livello ottimale con il quale i servizi infrastrutturali sono governati e forniti, dipende da molti fattori, ma occorre conciliare meglio una pianificazione strategica (necessariamente centralizzata) con la capacità degli enti locali di intercettare i bisogni dei propri cittadini e rispondervi, cogliendo opportunità e vincoli specifici del territorio.

La strada è ancora lunga per portare la manutenzione delle infrastrutture a livelli adeguati (sia nei Paesi sviluppati sia in quelli emergenti), ma il lavoro sopra descritto rappresenta un importante punto di partenza che offre solide ragioni ed esempi stimolanti per assicurare alla manutenzione delle infrastrutture l’attenzione che merita.